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Dai progetti scolastici ai grandi marchi: un viaggio nel mondo della moda circolare

Ci sono le studentesse di Bologna che realizzano capi con avanzi di stoffe, ma anche i brand d’alta moda che si uniscono in un consorzio

Dai progetti scolastici ai grandi marchi: un viaggio nel mondo della moda circolare
Scritto da Redazione The Plan -

Appetito, Elettrica, Metamorfosi, Abbraccio, Io e No. Sei parole per altrettanti capi di abbigliamento e accessori. A raddoppiare sono le menti creative di questa capsule collection chiamata Sciame, perché a realizzarla sono state dodici ragazze tra i 18 e i 20 anni dell’istituto professionale Aldrovandi Rubbiani di Bologna, in stretta collaborazione con la sartoria Gomito a Gomito all’interno del progetto Freewear Academy-Le parole di tuttз ideato dalla società cooperativa baumhaus. Un percorso durato sei mesi fatto di contaminazioni, di dialogo e di diritti, partito dalla letteratura e tornato a essa passando attraverso la moda e il design: tutto è infatti partito dalla biblioteca delle donne grazie a una partnership con il Patto per la Lettura del Comune di Bologna, che ha permesso alle ragazze di entrare in contatto con testi e poesie della cultura trasfemminista, fino a scegliere una poesia emblematica come Lo Sciame di Jeannan Verlee. Fonte di ispirazione per il titolo, è stata solo la prima tappa di un percorso continuato con la realizzazione della mini collezione vera e propria, la cui supervisione e il cui coordinamento creativo sono stati a opera della designer Ksenija Savicevic di Etikwear e di baumhaus, proseguito con la realizzazione di un fumetto firmato da Martina Sarritzu ed edito da Canicola e conclusosi con la sfilata del 3 dicembre.

 

Sciame, una capsule collection che racconta una generazione

Sciame ©Margherita Caprilli

Non è solo il viaggio che ha portato alla conclusione dell’intero progetto a essere circolare, ma anche e soprattutto la filosofia alla base della realizzazione dei sei capi in edizione limitata. Un collo, una t-shirt, un abito, uno zaino, una shopper e un harness, al momento in pochissimi esemplari, sono infatti stati confezionati con stoffe e materiali altrimenti destinati alla distruzione. Alcune aziende di moda del territorio hanno così deciso di fare la propria parte ed entrare nel progetto, portando a Gomito a Gomito i propri avanzi di magazzino: a loro è stata data una nuova vita, fino a rinascere in questi capi made in Bologna. Nulla di nuovo è stato acquistato e nulla lo sarà: da qui in avanti, una volta finite le scorte, la produzione seguirà solo le ordinazioni sullo shop online della stessa associazione e non è detto che le stoffe a disposizione siano poi sempre le stesse. A rimanere uguale sarà il modello, ma il prodotto finale una sorpresa. In questo modo è stata abbracciata la filosofia del made to order, all’opposto di una produzione in stock e di una moda fast. Va da sé, dunque, come tutto questo comporti tempi lenti: tra l’ordinazione sul sito e la ricezione del capo a casa è necessario attendere la sua stessa produzione.

Se le ragazze della scuola possono definirsi le menti creative di Sciame, le mani sono quelle delle donne detenute nella sezione femminile della casa circondariale della Dozza, accentuando ancor più il valore delle intersezioni di questo progetto.

 

Da una collezione di abiti e accessori al fumetto

Sciame Martina Sarritzu

I sei capi e, di conseguenza, le sei parole associate sono poi stati tradotti in un libro a fumetti firmato da Martina Sarritzu e dagli altrettanti capitoli: un modo, per l’autrice, di indagare e provare a capire una fase cruciale della crescita delle nuove generazioni come quella della maggiore età. «Immaginavo una profonda differenza rispetto alla mia giovinezza, mentre le paure, le passioni, i sentimenti sono davvero sovrapponibili», ha sottolineato la scrittrice. Non tornano però solo le parole, ma anche gli abiti sono individuabili in un disegno o nell’altro.

Un’edizione dunque complessa e da approcciare in diversi modi possibili, giunta alla sua seconda stagione dopo quella inaugurale di B-Switch: allora, nel 2020, la collaborazione tra Freewear Academy ed Etikwear portò alla realizzazione di una collezione ispirata allo stile e alle caratteristiche del quartiere Bolognina.

>>> Come si applica la sostenibilità al settore tessile? Un approfondimento su un'ecologia del design e della moda.

 

Moda sostenibile

Sciame

Un’esperienza tout court per le dodici studentesse provenienti da tutte le parti del mondo, ma che di certo ha dei valori portanti su cui è andata tessendosi tutta la trama: femminismi, diritti delle donne, libertà, ma anche sostenibilità e moda circolare. In un settore, come quello dell’industria della moda, responsabile di circa 40 milioni di tonnellate di rifiuti tessili all’anno sensibilizzare fin dalla giovane età è cruciale: un’attenzione che deve in realtà riguardare tutti.

A ottobre – in occasione del 2022 Venice Sustainable Fashion Forum – la Camera Nazionale della Moda Italiana (Cnmi) ha ufficializzato la nascita del consorzio Re.Crea per il riciclo del tessile. Fondato su base volontaria da Dolce&Gabbana, MaxMara Fashion Group, Gruppo Moncler, Gruppo OTB, Gruppo Prada, Ermenegildo Zegna Group e coordinato da Cnmi, ha l’obiettivo di occuparsi della gestione dei prodotti del settore tessile e moda a fine vita e di promuovere la ricerca e lo sviluppo di soluzioni di riciclo innovative. Un risultato ottenuto grazie al lavoro all’unisono e di condivisione da parte delle sei aziende, le quali hanno messo a disposizione le rispettive professionalità.

L’obiettivo di partenza del consorzio è quello di dare risposta alla direttiva europea sulla Responsabilità Estesa del Produttore in Materia di Rifiuti Tessili (EPR: Extended Producer Responsibility) e alla normativa nazionale di attuazione su questo tema, in fase di definizione.

Allo stesso tempo, poi, la linea di Re.Crea è quella di guardare a partnership tanto con eccellenze italiane del settore produttivo e della ricerca-sviluppo, quanto con istituzioni accademiche internazionali specializzate nella ricerca legata alla sostenibilità e all’innovazione: entrambe le collaborazioni, come le azioni già intraprese, guardano in particolare alla creazione di un ponte tra accademia e industria. Per fare alcuni esempi: il DTech Lab del Fashion Institute of Technology di New York coinvolge docenti e studenti nella risoluzione di problemi industriali con il design e la tecnologia; il Silklab, laboratorio di ricerca interdisciplinare della Tufts University di Boston, si pone come interfaccia tra tecnologie e scienze della vita e studia i materiali, con l’obiettivo di fornire innovazioni e soluzioni di impatto globale attraverso i progressi ottenuti nella ricerca sui materiali di origine naturale, di larga diffusione e sostenibili; il MIT Center for Collective Intelligence di Boston esplora come persone e tecnologia possano agire collettivamente in maniera pionieristica.

«La gestione dell’intera vita dei prodotti è misura del senso di responsabilità che ogni produttore deve avere dal momento in cui crea un capo – ha commentato Carlo Capasa, presidente del consorzio Re.Crea –. È bello che dai grandi marchi dell’alta qualità associati a Cnmi parta un messaggio centrale per il futuro della moda».

 

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