Cosa significa costruire città più sostenibili e che ruolo hanno gli architetti in questo processo? Quali sono gli strumenti tecnici e quelli finanziari a favore della riqualificazione? Quali le soluzioni progettuali per combattere l’inquinamento e il cambiamento climatico? A questi temi è stato dedicato il dibattito BUSINESS PLANet che si è tenuto durante il Cersaie 2022 alla Fiera di Bologna, con l’intervento – tra gli altri – di Marco Filippucci, presidente dell’Ordine degli Architetti di Bologna, Simone Sfriso, co-fondatore dello studio TAMassociati, e Maria Chiara Pastore, docente di Urbanistica al Politecnico di Milano e direttrice del Dipartimento di Ricerca presso Stefano Boeri Architetti.
“BUSINESS PLANet – Costruire un futuro sostenibile, progettare una scelta consapevole” è il terzo appuntamento del ciclo “Le sfide dei territori e dei distretti italiani: QN incontra i protagonisti delle filiere”, organizzato dal Quotidiano Nazionale.
Un progresso consapevole non è più rimandabile: la sostenibilità ambientale, economica e sociale «non deve essere un auspicio futuribile, ma una linea di condotta concreta», come ha sottolineato Agnese Pini, direttrice di QN, in apertura dell’evento BUSINESS PLANet. L’importanza delle città in questo senso si coglie immediatamente se si considerano alcuni dati: globalmente le città occupano solo il 3% del territorio, ma consumano oltre il 60% dell’energia, producendo il 70% delle emissioni di gas serra e il 70% dei rifiuti globali; a ciò si aggiunge il fatto che, secondo le stime dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, entro il 2050 quasi il 70% della popolazione mondiale vivrà in città. I professionisti del settore (e non solo) sono dunque chiamati a interrogarsi su temi come il ruolo della progettazione urbana nella creazione di comunità, le strategie di resilienza urbana e lo sviluppo delle prime comunità energetiche d’Italia.
La situazione attuale è stata illustrata nella keynote della professoressa Pastore, dal titolo “Nature in cities”: secondo uno studio dell'Istituto Weizmann per le Scienze pubblicato da Nature, nel 2020 la massa di materiali prodotti dall’uomo ha sorpassato quella della biomassa vivente, mentre, secondo i dati aggiornati della mappa del rischio climatico di Legambiente, il 2022 ha registrato il numero di eventi climatici estremi (132) più alto della media annua dell’ultimo decennio, che ha visto 1.318 eventi estremi verificatisi dal 2010. Di qui l’importanza di portare la natura dentro le città, con iniziative su scala europea – come il Fondo sociale per il clima e le 100 smart city a impatto climatico zero (nove delle quali sono italiane) – oppure guidate dalle singole metropoli – come il London National Park City, il primo parco nazionale urbano, la Végétalisation de Paris, la call lanciata dalla capitale francese attraverso il Permis de végétaliser, e Forestami, il progetto di forestazione urbana della Città Metropolitana di Milano, di cui Pastore è direttrice scientifica.
I centri urbani sono chiamati a rispondere, adattarsi e mitigare i traumi globali con soluzioni locali e integrate, attraverso cui le comunità possono rivendicare diritti, progresso, opportunità e inclusione. Nella visione di Sfriso, la progettualità per luoghi, persone e beni comuni ha infatti la capacità intrinseca di incrementare quel capitale umano, sociale e ambientale che agisce contro la marginalità e l’esclusione.
Tre sono gli strumenti indicati da Filippucci per imboccare questa direzione: la co-progettazione, per coinvolgere il tessuto sociale del territorio su cui si va a intervenire; il concorso di progettazione, un’opportunità unica per raccogliere tante idee diverse; una concezione progettuale guardi il mondo dal punto di vista più piccoli, perché una città accessibile ai bambini è una città accessibile per tutti.
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Easyhome Huanggang Vertical Forest City Complex - Stefano Boeri Architetti China
© RAW VISION studio, courtesy of Stefano Boeri Architetti China
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