Una vita fino all’ultimo ricca di quelle idee, di quei tanti incarichi, di quelle aspirazioni e di quei progetti che l’hanno resto un personaggio poliedrico ma in definitiva un custode della bellezza, tanto da starle dedicando proprio in quest’ultimo periodo un libro ancora in via di conclusione. Se n’è andato questa mattina, 30 maggio 2023, nella sua casa di Calcata (vicino Roma) l’architetto, critico e docente Paolo Portoghesi. Aveva 92 anni. Fino all’ultimo i suoi pensieri, lucidissimi, sono stati dedicati al futuro della sua tenuta alle porte della Capitale, a quella meravigliosa casa-giardino nel cuore di un borgo medievale condivisa per oltre cinquant’anni con la moglie – anche lei architetto – Giovanna Massobrio.
Sono tanti i progetti, i ruoli e le visioni dell’architettura che nel tempo l’hanno portato a una fama internazionale, come il valore del genius loci sviluppato proprio nel parco della sua tenuta con biblioteche tematiche, giochi d’acqua, piscine, animali esotici, ma anche il suo essere il maggior interprete italiano del postmodernismo e un longevo presidente della Biennale di Venezia (dal 1983 al 1992), nonché il primo direttore del settore Architettura (nominato nel 1979).
Tanti, tantissimi i progetti da lui firmati che hanno visto la luce, come Casa Papanice costruita a Roma a metà degli anni Sessanta e diventata poi set per tanti titoli della commedia all’italiana (indimenticabile quello con Monica Vitti e Marcello Mastroianni protagonisti di Dramma della Gelosia di Ettore Scola), Casa Baldi, citata in tutte le storie dell’architettura proprio per quella sua capacità di legare il progetto architettonico al luogo e alla storia, i complessi residenziali dell’Enel di Tarquinia, l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, il teatro di Catanzaro. Suo anche il restauro della piazza del Teatro alla Scala di Milano e di piazza San Silvestro a Roma, mentre fra i lavori per l’estero ci sono residenze, giardini, alberghi, fast food, la moschea di Strasburgo, tante chiese. E poi, ancora, la moschea di Roma, probabilmente uno dei suoi progetti più famosi.
«Dovendo scegliere tre opere che mi rappresentano, indicherei la chiesa della Sacra famiglia a Salerno, la piccola chiesa di San Cornelio e Cipriano a Calcata e la moschea di Roma – ha detto Portoghesi stesso qualche anno fa nel corso di un’intervista all’Ansa–. Ma i progetti sono un po’ tutti figli, ogni tanto li vado a trovare».
Nel 2016 ha donato il suo archivio al Maxxi, mentre l’ultimo lavoro realizzato è del 2019, la concattedrale di Lamezia Terme, un’opera che appare un po’ la summa di tutte le sue riflessioni sul sacro, con gli svettanti campanili in acciaio Cor-Ten che citano la Sagrada Famiglia di Gaudì e la facciata che sembra quasi abbracciare i fedeli invitandoli a entrare. Amareggiato per le condizioni di degrado di Casa Papanice, Portoghesi era in queste settimane al lavoro su un Manifesto per la conservazione delle opere architettoniche contemporanee. «Resta un tabù», ha più volte sottolineato, la responsabilità dei politici ma anche degli stessi architetti: «Casa Papanice era un ritorno alla natura e alla bellezza, voleva differenziarsi in modo netto dalle architetture che la circondavano. Voleva essere una profezia della città nuova. Ecco, questa è l’innovazione che, forse, è la cosa che meno è stata compresa».
Oltre a essere architetto, Portoghesi è stato a lungo anche insegnante: tanti anni li ha trascorsi tra le aule dell’Università Sapienza di Roma e poi del Politecnico di Milano, di cui è stato rettore dal 1967 al 1979.
In questo stesso ultimo anno è stato nominato anche direttore del settore Architettura della Biennale di Venezia: ideò, tra le molte iniziative, la leggendaria Strada Novissima (1980), che ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’architettura contemporanea e del postmodernismo.
La Biennale ricorda con commozione l’ultima partecipazione di Paolo Portoghesi, avvenuta l’anno scorso, a Il Carnevale squarcia la nebbia. Venezia, Scaparro, La Biennale 1980, 1981, 1982, 2006, una delle iniziative a cura dell’Archivio Storico della Biennale che hanno celebrato indimenticabili eventi della sua attività a Venezia, in occasione della quale è intervenuto con il suo inconfondibile, raffinato e profondo stile di conferenziere, come nel 2010 in occasione de Il Teatro del Mondo «edificio singolare». Omaggio a Aldo Rossi.
Nominato Direttore del Settore Architettura della Biennale nel 1979, nello stesso anno Paolo Portoghesi diede incarico ad Aldo Rossi di realizzare il Teatro del Mondo ormeggiato sulla Punta della Dogana nel Bacino di San Marco, dove si tennero spettacoli della Biennale Teatro diretta da Maurizio Scaparro. L’anno successivo Paolo Portoghesi invitò venti architetti internazionali, fra i quali Ricardo Bofill, Frank Gehry, Arata Isozaki, Hans Hollein, Rem Koolhaas, Franco Purini e Laura Thermes, Denise Scott-Brown – John Rausch, e Robert Venturi, a progettare altrettante facciate a grandezza naturale, per una fittizia strada di 70 metri all’interno delle Corderie dell’Arsenale, aperte per la prima volta al pubblico. Era la Strada Novissima, realizzata per la prima Mostra Internazionale di Architettura della Biennale dal titolo La Presenza del Passato.
Eletto nel 1983 Presidente della Biennale, fino al 1992 Paolo Portoghesi scelse alla guida dei diversi Settori artistici personalità quali Maurizio Calvesi e Giovanni Carandente (Direttori Settore Arte), Aldo Rossi e Francesco Dal Co (Direttori Settore Architettura), Gian Luigi Rondi e Guglielmo Biraghi (Direttori Settore Cinema), Carlo Fontana e Sylvano Bussotti (Direttori Settore Musica), Franco Quadri e Carmelo Bene (Direttori Settore Teatro).
«Con Paolo Portoghesi l’Italia perde un impareggiabile maestro dell’architettura postmoderna. La sua arte, le sue intuizioni, il suo genio rimarranno per sempre nel patrimonio di un’arte come l’architettura, vissuta e praticata non solo per creare il bello, ma anche per realizzare opere dalle caratteristiche peculiari e uniche». Con queste parole, il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha espresso il suo cordoglio per la scomparsa del grande architetto. «Di lui il Veneto conserva un ricordo concreto di una presenza prestigiosa: a cominciare dalla direzione del settore architettura della Biennale di Venezia cui fu chiamato nel 1979, fino alla costruzione del Teatro nel Mondo, che affidò ad Aldo Rossi, su una barca ormeggiata nel bacino di San Marco, che poi navigherà fino a Dubrovnik. E poi Treviso, con il Quartiere Latino e Palazzo Bortolan. Alla sua famiglia, al mondo dell’arte architettonica e a tutti coloro che l’hanno conosciuto e stimato rivolgo il mio più profondo cordoglio».
«Storico, critico, architetto, autore di saggi fondamentali per la cultura architettonica, Paolo Portoghesi, a cui nel 2021 abbiamo assegnato il Premio italiano di Architettura alla Carriera insieme al Maxxi, è stato un grande umanista dell’architettura, ha scandito con le sue opere gli ultimi settant’anni dell’architettura planetaria», ha aggiunto il presidente di Triennale Milano, Stefano Boeri.
«Un grande dolore, una grande perdita per l’architettura e il mondo della cultura: un amico, un Maestro e un intellettuale che ha contribuito a difendere la bellezza, sempre», lo ha ricordato il presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma e provincia, Alessandro Panci. «Una grande perdita per il Paese e per Roma, la sua città. La sua lezione sull’architettura resterà un caposaldo per tutti noi: professionisti, cultori e cittadini».
Portrait courtesy of Triennale Milano