L’Esposizione Universale che si terrà a Dubai nel 2020, “Connecting Minds, Creating the Future”, sarà sviluppata secondo tre aree tematiche principali: opportunità, mobilità e sostenibilità. L’Italia interpreta i temi proposti puntando sulla creatività, che verrà rappresentata tramite la divulgazione di “competenze, talenti e ingegni”. Si è aggiudicato il primo posto al concorso internazionale di progettazione per il Padiglione Italiano il raggruppamento temporaneo di imprese costituito da CRA-Carlo Ratti Associati, Italo Rota Building Office, F&M Ingegneria, Matteo Gatto & Associati. Abbiamo chiesto a Italo Rota e Carlo Ratti di raccontarci come è stato sviluppato in termini architettonici il tema della partecipazione italiana.
1) Come prenderà forma l'intenzione di rappresentare “il migliore ingegno italiano” in un padiglione che comunichi in maniera immediata con i visitatori, che sappia incuriosirli ma che sia al tempo stesso denso di significati?
Il tema della partecipazione italiana è “La bellezza unisce le persone”: abbiamo provato a declinarlo partendo proprio dall’idea di connessione – che poi è alla base del concetto di creatività. Per questo abbiamo immaginato una grande installazione navigante, in cui la bellezza scaturisce dall’esperienza del viaggio. Il padiglione stesso, dopo essere stato costruito in Italia, arriverà a Dubai via mare, contenuto in tre grandi imbarcazioni che dopo l’approdo diventeranno la copertura degli spazi espositivi. Ci siamo ispirati a una tradizione molto antica: quella per cui i navigatori del Mediterraneo, al loro arrivo su lidi sconosciuti, giravano le proprie imbarcazioni e le usavano come rifugio. Nel secolo scorso Buckminster Fuller aveva identificato questo stesso gesto, legato al guscio delle imbarcazioni, come una sorta di archetipo architettonico che avrebbe unito Scandinavia e Giappone: «La parola giapponese per il “tetto della casa” è la stessa che significa “interno della barca”». Parliamo insomma di un’architettura dinamica, che solca il mare prima dell’Expo, si trasforma in padiglione e poi continua a vivere in molteplici forme dopo la fine dell’Esposizione Universale.
2) Nella pratica, come verrà realizzato il padiglione? Che cosa potete raccontarci dei materiali e delle tecnologie impiegate per la realizzazione del Padiglione Italia? Come sarà ottenuto l'effetto di semitrasparenza e leggerezza dell'involucro?
Una delle caratteristiche del progetto sarà proprio la leggerezza, necessaria al trasporto via mare, ma anche a una maggior velocità di costruzione e a una migliore articolazione del rapporto esterno-interno. Invece di creare una black box, la solita scatola nera, abbiamo pensato a un padiglione atmosferico e permeabile. Una delle innovazioni tecnologiche su cui lavoreremo di più nei prossimi mesi sarà legata proprio al trattamento dell’aria interna e alla capacità di rispondere alle condizioni esterne. Insomma, durante l’Expo sarà quasi come trovarsi a bordo di un’imbarcazione.
3) Il percorso narrativo che guiderà il visitatore all’interno del Padiglione Italia è pensato come un passaggio da un “Prologo” iniziale a un “Gran Finale”. Quali soluzioni spaziali sono state concepite per differenziare i vari momenti espositivi? In particolare, è prevista una diversa gestione nell’utilizzo della luce nelle diverse aree?
A livello spaziale, il percorso espositivo sarà marcato da una graduale ascesa. Il visitatore si potrà avvicinare fisicamente ai tre gusci delle imbarcazioni, i quali saranno appoggiati su pilastrini verticali e andranno a creare tre grandi navate. La narrazione sarà scandita da installazioni che si riallacciano alla contemporaneità dell’Italia, e non soltanto al suo passato: è anche in questo contesto che si determineranno le soluzioni nell’utilizzo della luce.
4) “Connecting Minds, Creating the Future”: il progetto del Padiglione Italia risponde all’esigenza di una connessione aperta e senza barriere. Allo stesso modo le moderne tecnologie digitali riducono le distanze e favoriscono le relazioni. Come è stata sviluppata l’integrazione tra architettura e innovazioni digitali?
Al di là delle scelte espositive, l’integrazione tra spazio fisico e spazio digitale sarà esplicita nelle pareti digitali trasparenti. I gusci delle tre imbarcazioni poggeranno su file di pilastrini sottili, e una delle facciate sarà una sorta di digital curtain: uno schermo impalpabile sul quale proiettare immagini, dati, notizie che raccontino il padiglione. All’interno del nostro team di progetto abbiamo ovviamente approcci ed esperienze diverse, ma direi che abbiamo un interesse comune intorno a temi come l’architettura responsiva o le facciate narranti. A suo modo, il Padiglione Italia a Dubai continuerà questa ricerca.
5) Quale eredità ha lasciato Expo Milano 2015? Ci sono dei riferimenti all’esposizione italiana, una continuità di percorso verso un obiettivo ben preciso per il nostro futuro?
In modi diversi, tutto il nostro team di progetto ha collaborato a Expo Milano 2015. È lì che ci siamo incontrati – ed è lì che è nata l’idea di tentare nuove avventure insieme. A partire da questa continuità, come obiettivo comune abbiamo quello di rimettere in scena e discutere le molte connessioni che caratterizzano il presente – tra mondo fisico e mondo digitale, tra l’Italia e il Mediterraneo, tra architettura permanente e installazioni temporanee. Ci piacerebbe che anche Dubai 2020 fosse un’occasione per fare sistema e lavorare tutti insieme. Come a Expo Milano 2015, partito con qualche piccola polemica iniziale, ma poi diventato un grande successo internazionale.
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