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Spazi nella luce

Studio Bandiera + Castellano

Spazi nella luce
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In un ottica di città contemporanea il progetto si pone l'ambizioso compito di rigenerare, nel cuore della città di Don Benitos (Spagna), un'area fortemente identificata contribuendo allo sviluppo economico e sociale del territorio, attraverso la cultura degli spazi aperti e delle sue architetture, ridefinendone identità, ruolo e modo di funzionare della città intera.
Il recupero del centro storico, partendo dal risegno degli spazi urbani e dalla loro connessione attraverso un sistema organico e unificato, si inserisce in un programma di recupero urbanistico di estremo valore per tutta la città, promosso da Europan 12. L'opera di riqualificazione urbana prevede la conversione del vuoto urbano in spazio collettivo dell'aria retrostante la chiesa di Santiago Apostolo; l'inserimento di nuove infrastrutture di carattere pubblico e privato, quali un teatro, due edifici polifunzionali e un edificio residenziale; l' integrazione della piazza di Spagna con il nuovo spazio, liberando così la chiesa dalla statica occlusione in cui si trova oggi, e l'innesto di un nuovo edificio sul vuoto prospiciente la Casa da Cultura (Rafael Moneo). Inoltre diventa intenzione strategica l'unione delle piazze del centro storico attraverso una rete pedonale secondo una visione di unicità di programma. I nuovi edifici, che delimiteranno i margini stessi della nuova piazza, saranno il motore di una rete di luoghi della cultura e dei rapporti sociali integrandosi perfettamente con gli edifici pubblici presenti nell'area di progetto. Questo intervento sarà il motore di un riposizionamento funzionale del territorio, così da generare attività nuove e sussidiarie necessarie per potenziare l'impatto del processo di rivitalizzazione di tutto il centro cittadino all'interno di una zona pedonale riqualificata che sarà decisiva per assegnare, al centro di Don Benitos, una "nuova" anima. I nuovi edifici che costruiranno i contorni dell'isolato apriranno nuove prospettive, dai punti di vista architettonico e urbanistico, regalando nuove percezioni visive attraverso opportuni coni ottici, delimitati dalle architetture stesse; la nuova piazza trova un nuovo sfondo nella quinta scenica del grande teatro che dispiega lo spazio dilatandolo con le sue superfici chiare e l'assoluta semplicità volumetrica che lo caratterizza; un linguaggio questo che vuole essere proprio della cultura del luogo, dove la dinamicità è data dall'incontro e dal fluire delle persone, dai colori della vita che lo circondano; il grande atrio centrale contribuisce a rendere più aperto e accessibile l'edificio nei confronti della città ed una grande scala pubblica, nascosta nell' involucro interno dell'edificio, consente di proiettare la piazza ad un livello superiore (piano di copertura) permettendo di cogliere nuovi brani di città. Il cono prospettico è qui sottolineato volutamente dalla facciata del nuovo edificio residenziale e dal fronte laterale della chiesa stessa; la facciata è qui scandita da una sequenza dinamica delle bucature che sembrano muoversi, quasi a voler accompagnare il percorso del visitatore durante l'accesso al grande spazio antistante il teatro. La quinta si completa con altri due edifici posti nella parte retrostante la chiesa e che chiudono la visuale alla sinistra del teatro; il primo edificio assume lo stesso linguaggio stilistico del complesso teatrale, un continuum che delimita l'estensione spaziale e visiva di chi accede a tale area, gli usi sono flessibili e dinamici, dettati dalle esigenze della vita quotidiana, per cui trovano posto sale espositive e di servizio alle attività culturali e di impiego polifunzionali. Mentre un piccolo edificio cubico, che si attesta tra queste due costruzioni, presenta un linguaggio architettonico opposto; un elemento interamente modulato da lastre di vetro vuole sottolineare la leggerezza dell'involucro esterno, una struttura effimera che lascia pervenire il grande elemento centrale che dall'alto sembra fluttuare nel vuoto; questo permette di proiettare lungo le sue superfici contenuti digitali; consentirà un'assoluta dinamicità percettiva e, così facendo, simboleggerà il continuo mutare del tempo e delle funzioni che si alternano, così come mutano le sue facciate perennemente illuminate. La flessibilità di fruizione e il continuo mutare degli usi fanno di questi luoghi dei veri e propri contenuti di vita, frammenti di esperienze che si stagliano nelle ottiche di una evoluzione di città sostenibile, dove l’uomo è il protagonista di queste architetture funzionali e mutevoli. Il progetto ha come unica matrice un sistema spaziale unificato; tutto trova un ordine in uno spazio descritto per mezzo di pochi elementi, quali i moduli che compongono la pavimentazione e che realizzano una griglia regolare, penetrando in assoluta libertà e regolando tutti gli elementi naturali e di progetto presenti; una base perfettamente geometrica e orientata secondo gli assi principali della chiesa, ordina i pochi elementi presenti inglobando l'area pertinente alla Plaza de Espana. I fili di led, lungo la pavimentazione, contribuiscono a indicare il percorso ideale di unione tra i nuovi elementi e la chiesa, tra le piazze esistenti e il nuovo spazio così definito; la luce, simbolo di trascendenza ideale, e l'acqua, ai piedi della chiesa, portano ad una visione metafisica dello spazio percepito dall'uomo. L'intento di aver sottratto lo spazio al passaggio e alla sosta delle auto e di averlo dotato di opportuni parcheggi, è qui condizione indispensabile per meglio consegnarlo alla dimensione di uno spazio collettivo su cui si stagliano i profili urbani della città. Il profilo architettonico del progetto si costruisce in definitiva con pochi segni dettati dall'intenzione di ridurre all’essenzialità semantica delle forme che si dispongono sulla piazza; una relazione tra il tutto e le parti che si esprime innanzitutto come geometria e misura dello spazio aperto.

Gli Architetti Valerio Bandiera (Castelvetrano 1973) e Stefania Bandiera (Castelvetrano 1979), si laureano in Architettura presso la facoltà di Palermo, dove hanno svolto diverse attività didattiche, partecipando a master e corsi per meglio definire la ricerca nell’ambito progettuale e architettonico. La costante attività di ricerca si interseca con la partecipazione a numerosi concorsi internazionali, mostre e all’attività professionale presso lo studio di progettazione familiare Bandiera a Castelvetrano, fondato dall’Ing. Attilio Bandiera all’inizio degli anni ’70. L’attività professionale è caratterizzata da numerosi progetti realizzati di opere private e pubbliche vincendo concorsi e ottenendo riconoscimenti e pubblicazioni. Claudio Castellano (Bobbio 1978), si laurea in Architettura presso l’università di Palermo, dove ha partecipato a numerose attività didattiche. Dal 2008 inizia una stretta collaborazione con lo studio Bandiera, operando, insieme ai membri dello studio, nell’ambito della progettazione architettonica privata e pubblica, e nello sviluppo urbano del territorio. Nel 2013 gli Architetti hanno conseguito il Primo Premio nel Concorso Nazionale per la Progettazione della Piazza Matteotti di Castelvetrano.

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