Skyline 18 - C’è una continuità sostanziale di significato fra l’iniziale “Progetto di Concorso” e quelli che – a causa dei diversi passaggi di Committenza, e delle ovvie conseguenti diverse articolazioni di brief – si sono successivamente sviluppati andando, infine, ad approdare organicamente a “questo” Progetto: quello sulle cui determinazioni ha concretamente preso “forma” l’edificio che sta ora, nella sua definitiva configurazione architettonica, nella Città. È, codesta, una continuità tutta in linea con il senso stesso – quello più profondo - di “questa” Architettura: una continuità che essa esplicita nella affermazione di voler rappresentare tramite se stessa - nella sua astanza, direbbe Brandi - quel visibile, e necessario, anello di congiunzione che “vuole” legare, proprio attraverso la propria forma, “nella” Architettura come genere - in quanto valore “anche” della contemporaneità –, se stessa, come “nuova” Architettura, alla più vasta forma urbana storica che la fronteggia. Una volontà che, tradotta in atto concreto, ora mostra alla Città la visibile epifania di un reciproco arricchimento: là dove “storia” e “contemporaneità”, non solo pacificamente vanno a convivere, ma ancor più là dove entrambe, organicamente, nella loro manifesta esibizione, esaltano - ognuna, per sé - le proprie singolari peculiarità, la propria esclusiva bellezza, e - entrambe, nel loro rapporto - esaltano le suggestioni e il fascino del loro reciproco arricchimento.
Le condizioni di mercato, sociali e funzionali – abbiamo detto - possono cambiare e, in realtà, cambiano. Ma i “valori” permangono. E l’edificio, nella storia del suo progetto, rispecchia questo cambiamento, e in qualche modo lo sottolinea, ma i valori che erano stati posti a fondazione dell’evoluzione del suo Progetto sono rimasti i medesimi.
Se è vero, come è vero, che l’architettura altro non è che la “struttura formale della storia”, la “storia” dell’oggi è rappresentata, rispetto al momento del Concorso, da questa sua nuova definizione. Soluzione più chiara anche in riferimento alle funzioni di completamento rispetto al residenziale, con la destinazione commerciale a piano terra e quella direzionale nei due piani superiori. Queste funzioni terziarie (commerciali e direzionali, insieme) definiscono alla base del masso un singolare gioco di trasparenze sinuose che avvolgono e legano questa Architettura alla Città.
In questo senso, sotto il profilo del “significato” e del “valore”, il progetto permane, non cambia. Il Progetto della Architettura che era stata definita durante la fase di concorso (2002) è immutato: permane il significato di “masso urbano”, fulcro ed icona a ridosso del centro storico. Una “nuova” Architettura che vuol cogliere la possibilità di stabilire più ricco ordine urbano proprio per questa parte di Città: in termini di grande semplicità e chiarezza (organizzativa, funzionale e d’immaginazione). Il masso verticale, una volta definite le destinazioni d’uso, acquisisce precisione di disegno, carattere attraverso i materiali e forza nel suo dialogo con la Città.
Il rapporto fra la massa lapidea e l’orlatura di vetro che, in alto, si trasforma nella serra ariosa che contiene ”le ville”, le trasparenze a terra e in alto, tenute insieme dal sottile cordone ombelicale vitreo sul fianco a sud: è la stessa struttura di immagine che sorregge, e che lega, i due progetti, quello di Concorso e quello di Costruzione.
Crediamo che sia questa la vera forza di questa Architettura nelle sue diverse articolazioni temporali di progetto: aver voluto mantenersi attuale, aver voluto saper rispondere con chiarezza alle richieste di una storia che cambia, per definirsi all’atto conclusivo nella sua forma più adeguata alle esigenze del cambiamento, senza per questo rinunciare ad alcuna delle considerazioni fondanti che erano state poste alla base del suo concepimento. Riaffermando, al tempo stesso, nella sua totalità tutti i valori di cui la si voleva portatrice.
L’intervento, nel suo contesto urbanistico-burocratico, si inserisce nell’ambito di un “Piano Particolareggiato di Iniziativa Pubblica” e, da qui, si definisce nella sua libera configurazione progettuale in un complesso architettonico costituito da una composizione di volumi di diversa natura geometrica. Ad un edificio a torre, corpo di fabbrica principale, dall’accentuato sviluppo verticale, rettilineo, teso verso l’alto, si contrappone un fabbricato anch’esso rettilineo, ma orizzontale, steso a terra, basso e raccorciato; da questi due volumi, rigidi, sgorgano due massi sinuosi - quasi escrescenze - ad andamento curvilineo e dalla geometria organica, che rispecchiano anaformosicamente la città storica che li fronteggia. Anche il trattamento delle facciate accentua le differenze: tutto vetro per i volumi netti e curvilinei addossati alla torre, sorta di podium; facciata ventilata con rivestimento in pietra per il volume principale della torre e ancora tutto vetro, frantumato e scompaginato, per il coronamento della stessa e la sua grande serra-lanterna, a nord, e, ordinato e composto, per la grande serra verticale che occupa l’intera facciata meridionale.
Il complesso edilizio ha destinazione d’uso multipla: residenziale nell’edificio a torre di diciassette piani a partire dal quinto livello; direzionale ai livelli primo, secondo, terzo e quarto; commerciale al piano terre
Tutte le diverse funzioni sono ospitate in una struttura architettonica che permette un autentico, altissimo grado di flessibilità nel taglio e nell’allestimento specifico delle tipologie residenziali, degli ambienti ad uso ufficio e degli spazi commerciali. La mancanza di rigidità compositiva in facciata, la configurazione degli elementi strutturali, lo schema della rete impiantistica integrata, consentono realmente e finalmente la massima libertà progettuale e distributiva.
Pier Paolo Maggiora - Si laurea in architettura con Mollino. Dal '70 sviluppa proposte progettuali di ampio respiro e coinvolge, nel progetto, come Architettura, le dimensioni ambientale, territoriale, urbanistica e interdisciplinare: fonda la teoria del “Territorio Architettonico”, pensato, nella sua organica e più vasta efficienza - culturale sociale economica funzionale ed estetica - come polo irradiante e attrattivo di tensioni dinamiche e creative. Fonda negli anni ’80 la teoria del “Dialogo di Architettura”, per restituire quel fascino della diversità unitaria, che nella città storica, si è stratificato lungo i secoli. Questi alcuni dei Progetti più significativi: Dialogo/Progetto ARGE per la Sicilia del III Millennio; Omar Almukhtar Tower a Bengasi; L’EcoCity di Caofeidian in Cina; LagunaVerde: la nuova centralità metropolitana di Torino; La Terza Città di Jinhua in Cina; Progetto 100Città in Cina; CityLife: il “nuovo centro” di Milano (con Hadid, Isozaki e Libeskind); Il Comparto Centrale per i Giochi Olimpici di Torino 2006 (con Isozaki); Il Turin Health Park a Torino.