Riqualificazione Collegio Einaudi a Torino - L’edificio, un collegio universitario, sorge nella parte del centro storico di Torino che si è formata con l’ampliamento curato da Amedeo di Castellamonte (1673), la cosiddetta “Città Nuova di Po”, appena dentro le mura, subito a ridosso dell’esedra della futura piazza Vittorio Veneto.
L’obbiettivo da raggiungere era riqualificare un complesso non più adeguato alla sua funzione, nel rispetto dei nuovi criteri ministeriali di cui agli “Standard minimi qualitativi e linee guida relative ai parametri tecnici ed economici”, raggiungendo la certificazione internazionale del livello di sostenibilità energetico – ambientale degli edifici secondo la procedura LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) sviluppata dall’US Green Building Council (USGBC), con un approccio etico ed emozionale.
La nuova vita dell’edificio Dal settecentesco magazzino regio del grano a caserma sino a collegio. Siamo alla terza vita funzionale dell’edificio, o meglio, considerato che la ristrutturazione è stata in realtà intensa, dura, sostanziale, possiamo parlare di quarta vita. Prima erano campi, tra le mura della città ed il fiume, un po’ in discesa, prima del borgo di pescatori nei pressi del ponte.
Della costruzione originaria si è conservato ben poco: la struttura portante è stata consolidata (con l’acciaio e le fibre di carbonio); l’involucro murario è stato isolato con “cappotto”; i serramenti sono stati sostituiti; la copertura è stata rifatta, recuperando il sottotetto per camere ed uffici. Gli impianti sono completamente nuovi, e comprendono un sistema a pannelli solari per la produzione di acqua calda sanitaria, pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica, un impianto geotermico per lo sfruttamento dell’acqua di falda per il riscaldamento ed il raffrescamento dell’edificio.
Tutti gli ambienti sono cablati e controllati da un sistema di supervisione BMS (Building Management System), che permette da remoto di regolare gli impianti elettrici e meccanici. Gli accessi alla struttura avvengono per mezzo di badge, così come per l’attivazione dell’impianto di illuminazione delle camere.
Aspetti dell’architettura - La trasparenza ed il colore sono stati alcuni degli ingredienti del progetto di iqualificazione/trasformazione.
All’ingresso le pareti sono diventate di vetro, a tutt’altezza, così come quelle ai piani delle cucine e delle sale studio. Vi è continuità visiva tra un ambiente e l’altro.
La reception è stata spostata e resa più baricentrica alla hall, potendo così agevolmente controllare gli accessi e gli ambienti comuni al piano. Il bancone è stato realizzato con pareti curve di cristallo su una base in corian bianco.
Il colore caratterizza/comunica i piani; dall’infrarosso del piano seminterrato (rosso barolo), sino all’ultravioletto del sottotetto, passando per il rosso, l’arancione, il giallo, il verde ed il blu, secondo lo spettro dei colori. Il colore – di “riferimento” – dei piani è stato applicato su alcune pareti delle camere, su quelle degli spazi comuni, sui laminati delle porte e dei mobili, su alcune piastrelle dei rivestimenti dei bagni, sulle resine a pavimento dei ballatoi ed ivi sui parapetti.
Con l’acciaio inox sono realizzate in esterno la scritta-logo collegio, ed all’interno la grande scritta “BIBLIOTECA” che accompagna la scala interna della biblioteca, realizzata per mettere in comunicazione il piano rialzato – dedicato alla lettura - con i depositi dei libri del piano seminterrato. I parapetti della scala sono in vetro: non vi è soluzione di continuità tra i due piani della biblioteca.
In esterno, per ricordare l’antica destinazione a magazzini del grano, una pannellatura in alucobond serigrafato riporta la texture di un campo di grano. Il colore giallo della texture è coordinato con i nuovi colori della facciata.
Con il recupero del sottotetto è stata introdotta nella copertura una quadrupla teoria di abbaini, di forma squadrata, lineare, dotati di piccoli balconi che permettono di affacciarsi lungo le quattro direzioni cardinali.
Anche le pareti dei nuovi uffici, spostati dal piano rialzato al sottotetto, sono vetrate a tutt’altezza. Gli ambienti risultano molto luminosi, potendo contare su luce naturale proveniente contemporaneamente da nord e da sud.
Nel collegio sono disponibili ambienti per la vita collettiva e locali privati; nell’insieme gli spazi sono accoglienti e nel contempo permettono vita di relazione sociale o concentrazione/silenzio per lo studio, secondo le esigenze personali. Nella camera, singola, con bagno, lo studente può disvelare la propria natura, manifestare la propria identità, consolidare la propria appartenenza; è nella sequenza pelle, abito, casa, la “terza pelle”.
Le scelte progettuali sono state guidate dalla “necessità” di ridare dignità all’atto dell’abitare.
Per lo studente la sua camera nel collegio di fatto surroga temporaneamente la “casa”; deve pertanto possederne delle “qualità”. Una casa che però non guarda al “passato”, non è museo/deposito di ricordi e feticci, ma lo accompagna nel “futuro” della vita matura, “rassicurandolo”, facendogli sentire di meno la distanza dalla famiglia.
La camera è quindi spazio-teatro per la rappresentazione di azioni quali: dormire, studiare, rilassarsi, pensare, socializzare, amare…, ovvero “vivere”. Vivere in una comunità, un “campus” ante-litteram, dove “realizzarzi” come uomini prima ancora, o non solo, che come studenti.
Qua e là le pareti sono curve, sia di vetro che di mattone, a volte seguono circonferenze, altre volte si snodano sinuose nello spazio, prima concave poi convesse, raccogliendo l’ombra o riflettendo la luce.
L’occhio si posa sul colore o transita attraverso il cristallo; l’esperienza dello spazio è dinamica ed “aperta”, accoglie e sovrappone emozioni e funzioni, frammenti di vita che guardano al futuro, oltre il tempo al collegio.
Luca Moretto - Architetto (Torino, 1967), tra le principali opere realizzate: Collegio Universitario Einaudi – San Paolo, Crocetta e Po a Torino; II^ Facoltà Medicina e Chirurgia - Università degli Studi di Torino e N.I.C.O. (con L. Luciani) a Orbassano; Nuovo Tribunale di Bergamo (con A. Isola); Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lodi (con Icis). Ha curato il coordinamento del progetto di restauro del Mausoleo della Bela Rosin a Torino (con Gabetti & Isola), della Pinacoteca dell’Accademia Carrara di Bergamo (con A. Isola), della riqualificazione ambientale di corso Galileo Ferraris a Torino. E’ stato direttore artistico del rinnovamento della stazione Torino Porta Nuova, e direttore dei lavori dei restauri di Palazzo Callori a Vignale Monferrato.
Docteur ès sciences all’ÉPFL de Lausanne, visiting professor al Politecnico di Torino.
Edita da Marsilio nel 2006 è la monografia: Luca Moretto. L’architettura della formazione.
www.lucamoretto.it.