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Museo della Repubblica Italiana

Pietro Palombella | Mirco Savoncelli | Simone Solari

Museo della Repubblica Italiana
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In seguito a una deroga edificatrice del ‘62, la Camera dei Deputati, nel 1966, bandì, un concorso per un progetto architettonico di uffici e garage, a Roma, tra via di Campo Marzio e via della Missione, in una zona affacciata sulla piazza del Parlamento. Al concorso parteciparono numerosi professionisti come Quaroni, Dardi, Portoghesi e Aymonino: 18 progetti ottennero un pari merito, ma non vi fu nessun vincitore. Per il futuro si prevede un cambio di destinazione della zona. Il nostro progetto si propone di realizzare sulla medesima area, un “Museo della Repubblica”, che ripercorra le tappe fondamentali della sua storia, attraverso video e radio documenti di ogni epoca: l’informazione, estera o italiana, che ce l’ha raccontata o sottaciuta. Nascerebbe così quindi un percorso storico che è il racconto della nostra storia politica e sociale, per noi cittadini e per coloro che ci visitano ogni anno: l’opportunità di non dimenticare. Visti i presupposti, abbiamo progettato uno spazio destinato alla collettività, facendo sì che lo sviluppo orizzontale e quello verticale fossero, in buona sostanza, permeabili. L’edificio può considerarsi una sovrapposizione di filtri che, dall’interno verso l’esterno, tracciano percorsi coperti in spazi aperti. Si possono evidenziare tre volumi principali: due a sud di forma quadrangolare, con un lato incurvato, (1 e 2) e uno di base circolare a nord (3);Il volume più a sud (1) ingloba in parte una preesistenza architettonica cieca a piano terreno;  il corpo centrale (2) ospita l’accesso principale al museo, mentre l’area più a nord (3) è una piazza coperta da una gradinata circolare accessibile, a sua volta replicata, modificata e specchiata, sul piano parallelo superiore.
Tra i tre volumi si inseriscono nuove strade pedonali, che consentono l’attraversamento dell’area.
Il volume nord (3) può essere considerato come la sovrapposizione di tre spazi pubblici: uno inferiore coperto e aperto lateralmente; uno intermedio, anch’esso coperto, ad anelli di dimensione e altezza costante; uno in copertura, ad anelli di dimensioni e altezze diverse, meno scosceso del secondo.
In queste masse collegate da un percorso a elica, due grandi oculi sovrapposti e coassiali disperdono la luce tra la copertura superiore e la piazza inferiore, e nei mesi estivi, la luce li attraversa come la sabbia in una clessidra.
Nel corpo centrale (2), s’inserisce un volume di raccordo con l’edificio limitrofo e la gradinata intermedia a nord (3), così da coprire la piazza d’ingresso al Museo, su via di Campo Marzio.
Il corpo a sud (1) viene diviso funzionalmente: una metà ospita parte del museo, l’altra, indipendente, ospita funzioni amministrative.
Su questi ultimi (1 e 2), poggia un corpo di collegamento lungo e stretto (galleria superiore) a lati lunghi lievemente curvi, delimitante, sulle coperture dei primi, terrazze accessibili tramite porte arcuate lungo la facciata ad ovest. I blocchi principali (1,2 e 3), a est, s’interfacciano con Palazzo Montecitorio attraverso un'unica soluzione muraria, con aperture verticali di larghezza variabile, distanziate da setti di dimensione costante.
Questo diaframma, posto ad alcuni metri, ripercorre i profili incurvati a est, “arrotolandosi” come un tamburo intorno alla clessidra.
La copertura dell’edificio poggia sulla galleria superiore e sulla cortina muraria ed è forata da oculi che illuminano gli ambienti sottostanti.

In questo modo, la forma dell’edificio genera nel contesto tre piazze: sul fronte nord e agli ingressi ovest e sud.
Innestando il progetto in un tessuto urbano barocco, abbiamo voluto curare una serie di aspetti per noi importanti.
L’ingresso, ad esempio, è parte di una scena che nasconde una quinta: la strada di passaggio mediana.
In questo vicolo, attraverso l’oculo della galleria superiore, un fascio di luce s’irradia.
Lungo la cortina muraria, le aperture di larghezza variabile (maggiore nella parte centrale e minore agli estremi) e la lieve curvatura determinano, tra gli altri effetti, una prospettiva dapprima accelerata, poi rallentata ma, in nessuno dei due casi, la perdita percettiva delle bucature.
Lo scorcio ovest in direzione nord non lascia percepire l’edificio, arretrato difatti rispetto al profilo della via; compare però gradualmente la galleria inferiore che introduce il volume cilindrico.

Considerata la pubblica fruibilità delle strade interne all’edificio, i suoi prospetti sono prevalentemente muti, ma presentano aperture di considerevole dimensione, indipendenti dalla disposizione dei piani.
La tecnica costruttiva usata, declinata in forme e dimensioni, è la muratura a sacco armato. I corpi della clessidra, in C.A., poggiano per mezzo di pilastri lungo il perimetro a terra o agganciati alla cortina muraria che sostiene la copertura.
La galleria inferiore è un volume in pannelli di vetro, la luce lo attraversa dopo aver passato il rivestimento esterno a pannelli di cor-ten traforati, creando giochi di luce davanti all’ingresso.
I corpi quadrangolari sono contenitori, e lo saranno anche quando smetteranno di ospitare un museo.
Abbiamo progettato un doppio involucro all’interno di ogni singolo corpo. Un perimetro di sottili muri, tracciato più internamente a lati incurvati, nasconde tutti i necessari servizi, biglietterie e distribuzioni.
Lo spazio espositivo è quello più interno, diviso in due metà sfalsate tra loro di poco più di un metro e mezzo. In questo modo abbiamo raccordato ogni piano con rampe dolci, nascoste nell’anello esterno.
L’utente procede lungo un percorso elicoidale ascendente nel corpo centrale (2), all’altezza della galleria inferiore, può accedere alla gradinata intermedia (3) o proseguire sullo stesso percorso fino alla galleria superiore e, attraversandola, arrivare nel corpo sud (1).
Il corpo sud funziona, nella parte museale, alla stessa maniera: le rampe si percorrono in discesa, progressivamente fino all’uscita affacciata sul vicolo nella quinta d’ingresso principale.

Palombella - Solari - Savoncella

Pietro Palombella (Barletta,'88) Maturità scientifica a Pisa dove frequenta la Facoltà di Ingegneria Edile-Architettura (2007-11), curando per il L.U.Volterrano mostre e articoli di storia dell'architettura. Si occupa di fotografia, recitazione e sistemi di stampa 3D. Dal 2012 è iscritto alla Facoltà di Architettura di Genova.

Mirco Savoncelli (La Spezia,'91) Dopo la maturità scientifica a La Spezia (2010), si iscrive alla Facoltà di Architettura di Genova. Lavora brevemente nella pubblicità; ha partecipato a concorsi letterari e di fumetto.

Simone Solari (Bordighera,'91) Maturità scientifica (2010) conseguita a Sanremo, si iscrive in seguito alla Facoltà di Architettura di Genova. Dal 2010 collabora con l'Ufficio Stampa Rai, durante il Festival della Canzone Italiana.

Solari e Palombella si conoscono in occasione del Lab. di Progettazione III del prof. M.N. Gausa.

La collaborazione continua, insieme a Savoncelli, durante il Lab. di Progettazione IV, curato dal prof. F. Prati.

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