MIDJ, UFFICI E SHOWROOM – 2012
Il progetto qui presentato è la nuova sede della MIDJ, una industria specializzata nei mobili per uffici nel nord est italiano, in provincia di Pordenone.
La MIDJ, attiva dalla fine del 1987 e con produzione e fatturato in rapida crescita, aveva deciso di ampliare i propri stabilimenti aggiungendo una costruzione di circa 3200 metri quadrati destinata a magazzino, a show room e a uffici direzionali. E, in una prima fase, si era orientata per la realizzazione di un capannone prefabbricato tradizionale, come tanti se ne vedono nella provincia di Pordenone.
Perplessi sull’impatto di una siffatta costruzione, i responsabili della MIDJ si rivolgono a me in virtù di un precedente contatto perché giurato del concorso che la ditta lancia annualmente per valorizzare nuovi talenti del design.
E, in effetti, mettere insieme in un unico contenitore attività legate alla produzione, alla vendita e alla gestione avrebbe potuto generare sovrapposizioni di flussi e, comunque, un insieme caotico e disordinato. Inoltre la realizzazione di un capannone senza un particolare carattere sarebbe stata, dal punto di vista della promozione dell’immagine, un’occasione persa.
Propongo una strategia che, partendo da una volumetria data, ricerca un rapporto con l’architettura, con il tema della fabbrica e con la contemporaneità.
Disegnare, progettare una “fabbrica” rappresenta una sfida non usuale.
Luogo per il lavoro, rappresentazione simbolica, possibile immagine per un’azienda, il/i suo/i mercato/i di riferimento… Tanti i possibili riferimenti a partire dal “tempio” per il lavoro di Behrens per AEG o le Officine Fagus di Gropius e Meyer, per proseguire con il lingotto di Mattè Trucco e le eccellenti recenti opere di Gino Valle, anche nella stessa Regione Friuli Venezia Giulia (Fantoni, Stratex,…).
Architetture, queste citate, tutte straordinarie, capaci insieme di rappresentare alla perfezione concetti, di esprimere simbolicamente, in grande evidenza, i luoghi e i temi interpretati.
Tutto ciò è alla base dell’ampliamento della Midj, azienda produttrice di mobili ed elementi di arredo, orientata al contemporaneo e aperta al mondo.
Il tema da affrontare, il problema da risolvere era quello di realizzare un edificio capace di fare coesistere un nuovo magazzino di ampie dimensioni con uffici e uno showroom. Di rappresentare, inoltre, l’azienda, i prodotti da questa realizzati, evidenziandone il carattere, certamente votato al nuovo, alla sperimentazione, ma non allo stupore. L’edificio doveva cioè esprimere il concetto della qualità costruttiva, della sapienza e della tecnologia di Midj, senza porre però l’accento su sperimentazioni azzardate o eccessivamente “formaliste” improprie per il marchio da rappresentare.
L’ingombro, la sagoma dell’edificio era data: un parallelepipedo con altezze interne predefinite. Così la disposizione: magazzino al piano terra e uffici show room al livello superiore. Dato anche il sistema costruttivo: prefabbricazione industriale.
L’idea base del progetto fu quella di rendere “trasparente” l’attività dell’azienda, illustrare, attraverso il “contenitore” fabbrica gli oggetti e gli elementi di arredo, evidenziare la produzione all’esterno, renderla visibile a chi percorreva in automobile la viabilità antistante l’azienda attraverso la realizzazione di ampie vetrate che potessero consentire l’esposizione dei prodotti durante l’intero arco della giornata, anche la sera, illuminandoli. Ampie finestrature (l’ampiezza era predeterminata dalle altezze interpiano) vennero disegnate in due posizioni strategiche del fabbricato, su due dei quattro lati.
Finestre a nastro di raccordo concludevano la composizione.
Un segno verticale, l’elemento contenente il vano ascensore e le scale, venne adottato come insegna Midj. Colorato di rosso era destinato a portare in grande evidenza il nome dell’azienda, in bianco, a caratteri di grande formato.
Una vasca d’acqua, segno miesiano ripreso nei significati del Seagram, separa l’oggetto architettonico dallo spazio pubblico antistante.
Un percorso ligneo (teak) sospeso sull’acqua porta all’accesso principale.
La fabbrica è caratterizzata da un sistema costruttivo molto semplice: si tratta di un telaio in calcestruzzo prefabbricato cui è accostato un tamponamento prefabbricato. L’immagine che ne deriva è tuttavia sofisticata e assai lontana da una semplice operazione di “vestizione” beaux art dell’edificio.
Il tema, più complesso, ingloba l’essenza stessa del luogo e lo rappresenta pienamente.
Non si tratta di un’operazione semperiana di accostamento di “pelle” ad un edificio, il progetto non si riduce al disegno di una o più facciate; si tratta piuttosto della costruzione di un monolite su cui procedere scultoreamente per scavarlo, introspettarlo, farne emergere i significati interiori, intimi.
Si tratta di un edificio costruttivamente semplice ma ineccepibile, per il quale fondamentale è dichiarare la propria correttezza costruttiva.
La struttura è infatti visibile. L’edificio non nega la sua essenza e la sua funzione: si tratta esplicitamente di un edificio a forte caratterizzazione industriale, dove il contenitore ricerca una simbiosi con il contenuto, una simbiosi congruente, allineata, figlia degli stessi obiettivi, un’immagine coerente per il proprio mercato.
L’edificio è quindi granitico, solido, come l’idea dell’industria deve essere. E’ un edificio macchina da produzione, e come tale, deve necessariamente essere solido.
E’ semplice e razionale, quasi un gioco riduzionistico dove il less is more emerge pienamente in un sapiente gioco di ritmi, di pieni e vuoti, di textures random che ritmano dinamicamente i fronti in un’immagine dalla forte connotazione contemporanea.
Il colore grigio scuro prescelto alleggerisce le masse, ed enfatizza la luce emergente dalle finestrature alla sommità sottolineando la presenza del corpo scala rosso collocato al centro del fabbricato.
I tagli sulla copertura, lo scavo effettuato non solo portano il verde e lo spazio aperto all’interno dell’edificio e degli spazi lavorativi, ma reinterpretano il tema modernista del tetto giardino, ripropongono, ancora, il concetto della “qualità” del lavorare teorizzata da Wright con le sue fabbriche (Johnson Wax), da Canali con i progetti per Prada e Smeg.
Non si tratta soltanto di un edificio produttivo/direzionale, di un contenitore commerciale… La fabbrica vuole esprimere il proprio pensiero, autorappresentarsi, enfatizzare la propria anima, le aspirazioni, gli ideali, l’eticità del suo modo di porsi nel mondo, la sua natura.
Così anche le luci a led collocate secondo la geometria “casuale” delle lame disegnate sui fronti ne accrescono volutamente la dinamicità (caratteristica fondamentale del brand), oltre a segnalare la presenza dell’azienda con il buio: sono scavi di materia all’interno dei pannelli che ritmano il volume e trasformano l’edificio in un landmark urbano.
L’edificio, realizzato seguendo esattamente la mia impostazione progettuale, si pone oggi come elemento qualificante dell’intorno urbano, a segnalare la presenza di Midj nel territorio, un nuovo recapito urbano di grande efficacia architettonica.
La sistemazione degli spazi interni dello show room e degli uffici è stata affidata allo studio Oximoro Architetti. Per evitare frammentazioni, hanno concepito i 1600 metri quadrati come un unico open space punteggiato da isole.
La luce artificiale è studiata per apparire come naturale, mentre le isole, disegnate come cilindri, possono essere spostate e/o riallestite con facilità.
Sono state realizzate, infine, una reception, una piccola piazza color rosso di attesa agli uffici, una cucina con tavolone in teak e fuochi a vista e la stanza degli oblò con i giochi per i bambini.