La ristrutturazione e l’ampliamento di una casa dei primi anni Venti, situata in testata di una cortina edilizia di palazzine coeve, offrono lo spunto per una riflessione sull’accostamento di vecchio e nuovo e sull’utilizzo sostenibile di una struttura architettonica esistente. L’intervento ha dato vita a una villa unifamiliare - suddivisibile in futuro in cinque unità autonome - nella quale grande importanza hanno gli spazi di relazione esterni e interni attorno ai quali si organizzano e distribuiscono tutti gli ambienti. Sul retro della casa un ampliamento realizzato negli anni Cinquanta e un capannone dello stesso periodo occupavano quasi metà del lotto. Dalla demolizione parziale di questi ultimi e grazie alla volumetria ancora a disposizione è stato possibile realizzare un ampliamento e recuperare il sottotetto dell’edificio esistente.
Piuttosto che completare la cortina edilizia, la scelta è stata quella di porre il nuovo volume in posizione arretrata rispetto alla strada. Ciò ha permesso da un lato di riutilizzare il vano scale esistente anche per la distribuzione dell’ampliamento e dall’altro di aprire grandi finestre verso sud senza rinunciare alla privacy.
Le grandi aperture contribuiscono a massimizzare il guadagno termico passivo: questa soluzione, insieme all’impianto geotermico per il riscaldamento e per l’impianto di acqua calda sanitaria e all’impianto fotovoltaico realizzato sulla falda sud dell’edificio esistente, consente un abbattimento sostanziale dei consumi energetici.
Nell’intento di preservare l’edificio esistente e di lasciarne integra la percezione, si è deciso di distinguerlo dai nuovi volumi attraverso un uso differenziato e complementare dei materiali. Mentre la palazzina originaria è un edificio intonacato con limitati inserti in laterizio, i volumi di ampliamento presentano facciate prevalentemente in laterizio, all’interno delle quali sono stati realizzati inserti di intonaco.
Due grandi logge separano il giardino dal patio centrale, proteggendolo dagli sguardi degli alti edifici che circondano il lotto. Tutte le unità immobiliari si affacciano sul patio che si configura come una grande stanza a cielo aperto e come fonte d’aria fresca nei mesi estivi. Il capannone esistente viene parzialmente demolito, recuperato come garage e laboratorio e dotato di una nuova facciata leggera realizzata con listelli in legno di larice.
+R | piùerre
Fondato a Milano nel 2012 da Alessandra Castelbarco, Marco Di Nallo e Marco Oriani, lo studio +R si confronta con interventi sull'esistente. Alla base dei progetti c’è la volontà di riconoscere nel patrimonio edilizio esistente un valore culturale, sociale ed economico da rivalutare.
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Alessandra Castelbarco: studia presso il Politecnico di Milano Leonardo e presso la Sorbonne di Parigi. Tra il
2007 e il 2009 collabora a diversi progetti di allestimento e scenografia e lavora come progettista presso lo studio Gardella e per lo studio Clerici‐Tutucci. Nel 2012 avvia il proprio studio insieme a Marco Oriani e Marco Di Nallo. Dal 2010 è assistente presso l’Accademia di architettura di Mendrisio.
Marco Oriani: studia presso il Politecnico di Milano e la QUT di Brisbane. Nel 2006, lavora presso lo studio Hassel a Brisbane. Dopo una collaborazione con Francesco Adorni Architetto, dal 2012 gestisce il proprio studio professionale insieme ad Alessandra Castelbarco e Marco Di Nallo. Svolge inoltre attività didattica presso il Politecnico di Milano come cultore della materia nel laboratorio di progettazione di Camillo Magni.