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Boardroom

Alexander Bellman

Boardroom
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Unicredit Boardroom - Astroganga - B-Chair - La sala è un involucro astratto i cui confini sono definiti da linee a doppia curvatura, pareti concave in grado di abbracciare idealmente l'intero spazio. L’interno del “guscio spezzato” viene definito da bianche  superci impalpabili in stucco, leggermente materiche. La sensazione è di un luogo etereo, in contrapposizione con la solidità delle superfici in cemento o della resina del pavimento.
Esternamente la pelle è in noce canaletto, in grado di “proteggere” gli spazi privati interni e di rendere gli ambienti più caldi.
Si tratta di un evidente omaggio alle opere di Richard Serra, anche se i materiali sono completamente diversi. La matericità dei fronti esterni in noce si contrappone alla morbidezza e al senso di perfezione impalpabile dell’interno. L’andamento dei flussi è pensato per essere armonico e garantisce una quanto più fluida gestione degli spazi. Strumenti tecnologici avanzatissimi si fondono con la tradizione della materia, “una specialissima forma di metallo vivente”.
Protagonista della Boardroom è il tavolo Astroganga, che si sviluppa longitudinalmente al centro della sala, nato da esperimenti di modellazione fisica e virtuale di sottili fogli di acciaio che danno vita a corpi illuminanti e piani di lavoro.
La parola Astroganga venne utilizzata per la prima volta nel 1972, nella sua dizione originale: Asutoroganga, da Tetsuhisa Suzukawa, autore dell'omonima serie televisiva che andò in onda dall'ottobre del 1972 a Marzo 1973 su Nippon TV e che fu la prima serie robotica a colori, vera pioniera del genere. Il robot protagonista, Astroganga appunto, ha una natura per noi illuminante: "una specialissima forma di metallo vivente", generato da un lingotto metallico alieno, dotato di un motore dorsale. Astroganga è però un robot senziente, questo grazie allo stato simbiotico nel quale assimila la sua guida umana, fase nella quale compie azioni a difesa della terra. Il processo di fusione tra Astroganga e la sua guida avviene attraverso un raggio di luce proveniente proprio dalla corazza dell'androide.
140 mq, 20 mq di cuoio, 2000 kg di acciaio, 2 km di cablaggi, 24 ml di strip led, 352 predisposizioni, 88 faretti custom made, 44 microfoni, 22 monitor, 12 diffusori audio, 8 telecamere, 4 videoproiettori: attribuire una relazione creativa tra l'androide e la complessa architettura che descrive il progetto Astroganga è piuttosto scontato.
Il tavolo Astroganga si sviluppa come un grande insieme di foglie d’acciaio, aperte al centro da un taglio luminoso. La stessa lama di luce, incassata a pavimento, viene ripresa anche a sotto. È realizzato in acciaio semilucido e il piano di lavoro è rivestito in cuoio. Astroganga prevede un totale di 44 postazioni, ognuna con una lampada dedicata. Le lampade sono costituite da una bacchetta in metallo che sostiene una singola piastra Organic Led, fogli di spessore sottilissimo che emettono luce perfettamente diffusa. Per ogni postazione è previsto un insieme di meccanismi che rendono ogni 'scrittoio' estremamente funzionale e all'avanguardia: ad esempio sono rispettivamente presenti 44 vani con sistema 'premi ed apri' e a ribalta con Tablet Control System e accesso ad internet. Inoltre sul dorso di ogni postazione è stato inserito uno schermo a scomparsa.
In questo modo, nonostante l'impiego di materiali moderni, di soluzioni progettuali e tecnologie all’avanguardia, la percezione che si ha seduti al tavolo è la stessa che si prova seduti ad un antico scrittoio, una scrivania individuale illuminata da piccole lampade: un'intimità che difficilmente si riscontra nelle consuete sale riunione di grandi gruppi finanziari.
Disposta lungo i sinuosi profili di Astroganga, B-chair (B fa riferimento alla parola Bishop) è una seduta estremamente contestualizzata, di forte ispirazione clericale, confortevole come una classica poltroncina da sala riunioni, ma con un carattere decisamente più austero ed essenziale.
Nata dalla necessità di trovare una seduta che si adattasse ad Astroganga appunto, ed al suo involucro fatto di gusci a doppia curvatura, per disegnare insieme al resto degli elementi quella che è una delle sale riunioni più importanti del mondo, b-chair partecipa attivamente alla costruzione di un luogo senza tempo, fatto di contrasti tra tradizione e modernità, tra evocazioni artistiche ed architettura, tra acciai industriali e materiali artigianali.
B-chair si presenta severa e tradizionale nei materiali (noce canaletto e cuoio), ma nasconde un’anima ultramoderna, realizzata in fibra composita ed irrigidimenti in carbonio. Come Astroganga non ha gambe e quindi interruzioni, ma forma continua, un’unica curva generatrice che si chiude in uno schienale volutamente alto e sucientemente essibile per essere molto comodo e che garantisca una postura finalizzata alla massima concentrazione.
La Top Management Boardroom, risulta un progetto luci e tecniche totalmente custom made, dove tutta la tecnologia è interamente gestita da una sala regia.
Lo chassis dei monitor a scomparsa è stato progettato in ogni dettaglio, così come il meccanismo elettromeccanico a doppia rotazione che lo attiva, permettendo in questo modo non solo la salita ma anche la possibilità di regolarne l’orientamento in relazione allo sguardo di chi lo osserva, garantendo una perfetta ergonomia.
I monitor sono gestibili anch’essi dalla sala regia da cui è possibile comandare fino a 4 aree del tavolo singolarmente. Ogni singola postazione è provvista di un tasto a sfioro che attiva una luce collocata nella struttura luci a sotto, (anch’essa disegnata ad hoc) che trae ispirazione dai sistemi presenti sugli aeroplani, permettendo così di non generare invasioni spaziali di strutture non necessarie sul piano di lavoro e producendo un’illuminazione puntuale, efficiente ed allo stesso tempo scenofigraca. Tale soluzione progettuale permette di scrivere o consultare documenti facilmente, senza contaminare la luminosità di eventuali contributi video proiettati sulle pareti della sala. La regia è stata impostata secondo scenari ideali, per permettere un perfetto coordinamento di tutti i momenti del board (luci a sotto, a terra e a parete, monitor, proiezioni, tende oscuranti).

Alexander Bellman si laurea in Architettura al Politecnico di Milano e fonda il suo primo studio nel 1998. In breve tempo si specializza ad alto livello nei settori del lighting design e delle tecnologie virtuali ad esso dedicate, diventando uno degli operatori di riferimento nel settore. Per i modelli di calcolo illuminotecnico per il Duomo di Milano e P.za della Scala riceve il premio per il miglior intervento nell’ambito dell’innovazione tecnologica alla conferenza internazionale EVA 2001 Florence, dedicata alle arti visuali per la valorizzazione e conservazione dei beni culturali. Dal 2002 al 2012 è titolare del corso di Lighting Design presso l’Università IULM, ha esercitato attività didattica presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, nel 2003 fonda GruppoC14: un team di architetti, designers, grafici e multimedia designers: "competenze multidisciplinari e conoscenze differenti per costruire un gruppo di lavoro che si distingue fortemente dagli studi di architettura impostati secondo un metodo tradizionale".

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