In occasione della 19. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, intitolata Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva. (in programma dal 10 maggio al 23 novembre 2025), sono stati annunciati due importanti riconoscimenti: il Leone d’Oro alla Carriera è stato assegnato alla filosofa statunitense Donna Haraway, mentre il Leone d’Oro Speciale alla Memoria è stato conferito all’architetto, designer e teorico italiano Italo Rota, scomparso il 6 aprile 2024.
La decisione è stata ratificata dal Consiglio di Amministrazione della Biennale, presieduto da Pietrangelo Buttafuoco, su proposta del curatore Carlo Ratti. I premi saranno consegnati durante la cerimonia di apertura della mostra, che si svolgerà sabato 10 maggio a Ca’ Giustinian.
Secondo Carlo Ratti, Donna Haraway rappresenta una delle figure più influenti nella riflessione interdisciplinare tra scienza, tecnologia, filosofia e critica femminista. Il suo lavoro, che da oltre quarant’anni esplora le relazioni tra mondo biologico e innovazione tecnologica, si è distinto per una forte carica creativa e un immaginario capace di proporre nuovi modi di vivere la contemporaneità.
Con l’elaborazione del concetto di “Chthulucene” — in alternativa al più noto “Antropocene” — Haraway invita a pensare in termini di convivenza tra specie, sottolineando la necessità di una coabitazione consapevole sul pianeta. Il suo pensiero, profondamente critico ma carico di speranza e possibilità, ha influenzato la visione del futuro non solo nella teoria, ma anche nella pratica progettuale, come evidenziato in molti degli approcci presentati nella Mostra.
Il Leone d’Oro Speciale alla Memoria è un tributo alla carriera di Italo Rota, architetto dal pensiero visionario e dalla vasta produzione progettuale che ha attraversato decenni di trasformazioni culturali. Rota ha concepito l’architettura come un organismo vivente, capace di fondere natura, tecnologia e sensibilità artistica.
Il suo percorso, iniziato con maestri del calibro di Albini, Gregotti e Aulenti, si è poi articolato in una molteplicità di esperienze internazionali — dal restauro del Musée d’Orsay al Museo del Novecento di Milano — sempre guidato da una capacità rara di coniugare poesia e rigore. Carlo Ratti ha ricordato come proprio con Rota si fosse avviato, nel 2023, il progetto curatoriale della Biennale, bruscamente interrotto dalla sua scomparsa.
Il riconoscimento sarà ritirato da Margherita Palli, scenografa e compagna di vita e lavoro di Rota, coinvolta nella mostra con il progetto Material Bank: Matters Make Sense, realizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano e l’Università di Singapore.
Donna Haraway, nata a Denver nel 1944, è professoressa emerita all’Università della California, Santa Cruz. Biologa di formazione, è nota per i suoi studi sui rapporti tra scienza e società, con una produzione che intreccia narrazione, femminismo e teoria multispecie. I suoi testi – da Simians, Cyborgs, and Women a Chthulucene – sono punti di riferimento per chiunque si occupi di etica, ecologia, postumanismo e cultura tecnologica.
Italo Rota, nato a Milano nel 1953, ha lasciato un’impronta indelebile nell’architettura europea, distinguendosi per un approccio libero dagli stili dominanti e capace di dialogare con le più varie discipline. I suoi progetti – dal design urbano alla museografia – incarnano un’idea di architettura come esperienza culturale totale, in continuo dialogo con il presente.
Con questi riconoscimenti, la Biennale Architettura 2025 celebra due visioni del mondo diverse ma complementari, entrambe capaci di ispirare nuove forme di intelligenza collettiva, come suggerisce il titolo stesso della mostra.
Photography by Clara Mokri/ Claudio Moschin, courtesy of La Biennale di Venezia